Come è nato il libro. La versione di Marco

Si sono presentati, voglio dire Mirella e il professore, una sera a casa con Sàscia. Già dalla stretta di mano ho capito che sarebbero stati guai. O un’opportunità, dipende da come uno si rapporta alla vita.

Cosa sono stati per me, quella conoscenza e il libro che ne è seguito? Entrambe le cose. Un’opportunità per liberarmi fino in fondo di tutti i miei pensieri, ma anche una grana: vuotare il sacco, davanti a tutti, non è mai facile. E quando dico davanti a tutti non intendo i lettori: non li conosco e quindi non ho problemi con loro. Più sono, meglio è, anzi.

Conosco però i protagonisti del libro, compresi Alberto, Serena e i loro compagni. E con loro, qualche problema in più ce l’ho. Ho vergogna del mio stile di vita e del mio matrimonio? Certo che no, ma in Mirella e i suoi uomini Sàscia ha scavato nella mia mente e questo rende le cose diverse e ti fa sentire nudo anche di fronte a chi nudo, nel senso letterale del termine, già ti ha visto.

Ammetto però che il week-end che ho passato al mare con Sàscia è stato piacevole. Eravamo soli (non ricordo dove fossero Mirella ed Emilio e se fossero insieme) e le lunghe chiacchierate sul libro e su molto altro, me le porto dentro. Un’esperienza che abbiamo ripetuto insieme seguito, che nel complesso mi ha fatto bene, anche se Sàscia non è la compagnia più esuberante del mondo.Legge e scrive molto e pare non interessarsi a molto altro, anche se non è così.

Insomma, immagino che la domanda sia se volevo che questo libro fosse scritto. La risposta è: alla fine, tutto sommato, sì. Sappiamo di più di noi stessi e degli altri. Meglio così.

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