Danno la responsabilità a me. Lo so. Me l’assumo, ma il libro l’hanno voluto tutti. In una serata piuttosto allegra e alcolica, lo ricordo bene, Mirella e Marco, sono venuti fuori con una richiesta esplicita. Sàscia, che aveva bevuto ancora meno di me che non eccedo mai, non mancò di esprimere il suo stupore. E all’inizio rifiutò. Si trattava di entrare in una intimità ancora più profonda con noi e non se la sentiva. Capivo il punto e ancora lo capisco, ma comprendo anche l’ansia di esistere dei miei compagni, al limite dell’esibizionismo.
Raccontarci, non è stato difficile. Se si ha davanti la persona giusta può, anzi, essere piacevole confessare i propri pensieri più nascosti e i sentimenti meno nobili.
Mi chiederei piuttosto il grado di fedeltà di Sàscia nel riportarli. La mia risposta è: alquanto accurato, ma non esatto. Su un paio di punti (quando ho incontrato Marco per caso, sulla mia fisicità nel relazionarmi con alcuni miei interlocutori) avrei avuto da ridire. Ma sarei andato in contrasto con la sua sensibilità e interpretazione di fatti e azioni, che nel complesso sono coerenti.
Quindi, ho preferito lasciar stare.
So chi sono e lo sono anche se qualcuno ha un’opinione diversa da me.